La nostra voce è la connessione più intima e più profonda con la nostra essenza; è strettamente legata al respiro, è la vibrazione che connette il dentro con il fuori, è il nostro involontario legame con il mondo. Uno dei più comuni problemi dell’acting è proprio quello di temere di perdere il collegamento fra quello che interiormente si prova, e la capacità di esprimerlo senza che le tensioni che si creano a livello dell’apparato fonetico e nel corpo, ci ostacolino. Questa difficoltà può abbassare il livello dell’interpretazione. È importante quindi, allenare il contatto fra esterno e interno, fra movimento e suono, fra sensazione ed emissione. Quando qualcuno ci rivolge la parola veniamo immediatamente investiti da una miriade di informazioni: ne definiamo la provenienza sociale e regionale, abbiamo notizie sulla sua età, gruppo d’appartenenza e grado d’istruzione. Ma ancora di più, involontariamente il nostro corpo reagisce all’onda d’informazioni emotive: ci è simpatica o meno, è allegra o triste, formale o spontanea, onesta o mentitrice. La voce insieme con la parola costituisce un universo di variabili con cui noi conviviamo inconsapevolmente. Come per le altre risorse del nostro corpo, nel quotidiano ne usiamo solo una piccola parte, limitata spesso da abitudini che noi scambiamo per “naturali”.
Molto tempo delle nostre classi è dedicato a prendere consapevolezza della fisicità della voce per poterla restituire alla sua libertà. La parola è uno strumento assai sensibile, quindi spesso rallentata da tensioni inutili. I ragazzi hanno la possibilità di sviluppare una loro autonomia, così da poter cominciare a giocare. Come tutte le discipline fisiche ha bisogno di esercizio, perché insieme con il corpo, la voce possa servirci e non essere d’ostacolo: un meraviglioso strumento per un attore da scoprire, perché vario e ricco e vitale.
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